Corriere della Sera - La stretta di mano
La stretta di mano
Se avete un figlio, insegnategli a stringere la mano. E' ancora un'arte importante in molti Paesi del mondo. Può creare equivoci in India, per motivi religiosi; e in Inghilterra, dove qualsiasi contatto fisico che non sia amoroso o guerresco genera imbarazzo. In Italia, invece, la stretta di mano resta fondamentale. Ma se nessuno la insegna, non la impareremo mai. Solo così si spiegano le spiacevoli esperienze in materia.
IL MOLLE - Quest'uomo non vi consegna un arto, irrorato di sangue e mosso da muscoli e nervi. No: stende verso di voi una sorta di lumacotto. Lo capite però solo quando lo stringete. In quel preciso momento provate una sensazione spiacevole, ma è tardi: la mano inerte è dentro la vostra, vitale come un raviolo di pongo. Un consiglio alle lettrici: usate le unghie. Magari riuscite a ottenere qualche reazione.
L'ERCULEO - E l'antitesi del Molle. Qualcuno gli ha detto che la mano va stretta con decisione, e lui si mette d'impegno. Vi stritola l'arto e s'aspetta che sorridiate. Talvolta è un sadico che s'è allenato in palestra e vuole vedervi soffrire; spesso è solo un tipo più robusto che furbo, incapace di valutare la propria forza. Quando in chiesa si sente «Scambiatevi un segno della pace!», la gente gli fa vuoto intorno.
IL VISCIDO - Non si tratta di un giudizio morale, ma fisiologico. Il viscido ha la mano sudaticcia: stringergliela è come prendere una carpa per la testa. Un'esperienza interessante, se uno ama la pesca ed è preparato; ma quando accade in un salotto o in un ufficio, l'esperienza è fastidiosamente scivolosa.
IL MALIZIOSO - Stringe la mano a una bella signora e muove le dita, accarezza col pollice, agita il polso: è chiaro che avrebbe voglia di proseguire nel contatto, risalendo l'avambraccio, per arrivare alla spalla e allungarsi in zone non consentite. La sua stretta di mano è un'avance. Anzi: una forma di petting postmoderno. Quando il Malizioso vi prende la mano, sorridete e ditegli: «Che strano. Pensavo che le zampe dei maiali avessero solo tre dita».
Beppe Severgnini
da Io Donna - 26 marzo 2005
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